
Gli inconfondibili ammassi rocciosi di Ventotene e Santo Stefano, scaturiti e plasmati attraverso fenomeni vulcanici di straordinaria portata, vanno considerati dal punto di vista geologico come i residui affioranti di un grande rilievo sommerso, che si innalza da un fondale di circa 700 metri. La sommità di questo rilievo è un enorme pianoro situato a quote non superiori ad una trentina di metri, i cui margini seguono più o meno fedelmente l'andamento costiero di queste perle dell'Arcipelago pontino, prima di gettarsi con decisi declivi verso l'abisso del mare. Si tratta insomma di un'avvolgente, riposante vallata sottomarina che raccorda le due isole, distanti circa 1 miglio l'una dall'altra. Attraverso la trasparenza dellÕacqua è possibile, soprattutto nelle giornate di mare calmo, intravedere i riflessi che provengono dal fondale, costituito da sconfinate distese di sabbia, zone di roccia e verdeggianti praterie di posidonia. La formazione rocciosa più importante, costituita da un esteso agglomerato di massi accatastati, spesso di enormi dimensioni, si staglia circa 250 metri a ponente di Santo Stefano ed ha il cappello a 7 metri di profondità.
E' la nota secca della Molara, il cui nome deriva dal rinvenimento di alcune antiche mole in pietra. L'ossatura consta di una dorsale circondata da massicce emergenze rocciose, particolarmente sviluppata in direzione SSO - NNE, che digrada dolcemente sia longitudinalmente che trasversalmente: le profondità medie ai confini della secca si aggirano infatti dai 16 - 18 metri nel tratto settentrionale e di levante, ai 25 - 27 ai margini meridionali ed occidentali. Alle sue propaggini orientali la secca si allunga, a circa 150 metri di distanza da Santo Stefano, nella cosiddetta "Molara di terra", una robusta massicciata con un picco che arriva quasi a lambire la superficie, a 3 metri di profondità.
Convenzionalmente vogliamo attribuire a questa porzione della secca anche "o romaniello", uno scoglio emergente a brevissima distanza dalla falesia occidentale della sorella minore di Ventotene. In base a quanto sopraddetto, appare evidente che pianificare itinerari subacquei prestabiliti in una zona così vasta e morfologicamente omogenea risulta tutt'altro che facile, a meno che non si abbia una profonda conoscenza di questi fondali.
Converrà quindi scendere in prossimità dei picchi più alti, tenendoli come punto di riferimento nella nostra passeggiata subacquea. Ancora una volta la bussola diventa uno strumento indispensabile, anche perchè la zona è spesso battuta da violente correnti : ricordiamo a questo proposito che quello descritto è un braccio di mare compreso tra due isole, peraltro caratterizzato da fondali che risalgono verso quote superficiali, pertanto può esser comprensibile che per una sorta di effetto Venturi possano verificarsi frequenti incrementi, anche notevoli, dei flussi idrodinamici.
Queste condizioni da un lato penalizzano le immersioni, da un altro possono renderle spettacolari, essendo particolarmente favorevoli al passaggio di varie specie pelagiche, tra cui ricciole e palamite. Per questo conviene di tanto in tanto distogliere l'attenzione dalle mille spaccature della roccia e scrutare attentamente nel blu. Vogliamo segnalare in ultimo un ampio plateau di origine organogena esteso tra le due secche, dove è ancora possibile osservare diversi frammenti di terracotta ed altre testimonianze di antichi naufragi.